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Paperback #20: l’Asimov che (forse) non conoscevi

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Paperback è la nostra rubrica quindicinale in cui parliamo di libri non strettamente legati al mondo dei videogiochi. Visto che per quelli legati al mondo dei videogiochi c’è quell’altra.

Isaac Asimov, grandissimo autore di fantascienza e autori di testi di divulgazione scientifica.

Penso che ci siano dei nomi che anche chi non è appassionato di Fantascienza conosce bene: Isaac Asimov, Philip K. Dick, solo per citarne un paio dei miei preferiti. Asimov in particolare, anche per il proprio ruolo di divulgatore scientifico è ben noto anche al di fuori dei ristretti confini un po’ geek e nerd della letteratura sci-fi.

E proprio di Asimov vi voglio parlare, anche se molti di voi, se non tutti voi, sarete incappati prima o poi in qualche suo scritto lungo la vostra carriera di lettori.

Voglio parlarvi di quell’Asimov che, chiacchierando con amici e conoscenti, mi sono resa conto, è un po’ meno conosciuto. Di quei romanzi, o di quei racconti, spesso ignorati a favore del grande filo conduttore dei robot che porta direttamente verso il ciclo delle fondazioni. Al di là dei vari racconti, del ciclo sui robot e della lunga e appassionante saga delle Fondazioni, vi è altro che merita di essere conosciuto.

Pochi sanno che Asimov, oltre che uno scrittore di Fantascienza amato ed apprezzato in tutto il mondo, è stato anche un abilissimo autore di racconti gialli, pubblicati nelle raccolte dedicate ai Vedovi Neri, un club immaginario creato da Asimov per una serie di brevi racconti, pubblicati nell’Ellery Queen’s Mystery Magazine. I racconti seguono sempre lo stesso schema: i sei membri del club si riuniscono a cena, serviti dall’immancabile e intelligentissimo cameriere Hanry Jackson, anche lui membro onorario del club. A turno i membri del club portano a queste cene un ospite, che propone loro un mistero che essi cercano, invano, di risolvere. Alla fine è Harry che, al solito, trova la soluzione del mistero.

Si tratta di racconti classici, molto vecchio stile del giallo, che, per gli amanti di Hercule Poirot e Miss Marple, potranno essere una interessante e simpaticissima scoperta, anche perché i personaggi del club sono tutt’altro che macchie indistine sullo sfondo del racconto, ma protagonisti a tutto tondo dotati di personalità e caratteri propri.

Nemesis è un romanzo di fantascienza scritto da Asimov nel 1989 che apparentemente non sembra inserirsi né nella linea temporale delle fondazioni, né nel ciclo dei robot (che, come sappiamo bene, sono collegati). Almeno a prima vista. Sembra essere una storia a sé stante ambientata agli albori della colonizzazione nello spazio. E invece è in un certo senso collegata proprio al ciclo delle Fondazioni, non solo perché la storia viene accennata da Hari Seldon in Fondazione anno zero, quando cita una leggenda che riguarda una giovane donna “capace di comunicare con un intero pianeta che ruotava attorno ad un sole chiamato Nemesis”, ma perché Eritro stesso, il pianeta su cui è ambientato il plot principale del romanzo, potrebbe non essere poi del tutto estraneo al ciclo delle fondazioni stesso. Leggete il romanzo e capirete a cosa mi riferisco.

La copertina della prima edizione di Neanche gli dei

Infine, Neanche gli dei, forse una fra le chicche più belle dell’universo Asimoviano. Questa sì, veramente al di fuori di ogni filone narrativo precedente. Il romanzo nasce da una del gennaio del 1971 tra Asimov stesso e Robert Silverberg, in cui, per riferirsi ad un isotopo di un atomo come esempio, Silverberg disse “un isotopo di Plutonio”. Asimov replicò che tale isotopo non poteva esistere e che non sarebbe potuto esistere, in fisica. Più tardi, da geek e nerd quale Asimov era, anche se ante litteram, inventò un racconto per raccontare in quali condizioni il plutonio 186 avrebbe potuto esistere, ovviamente in un universo parallelo sottostante ad altre leggi fisiche, e a quali conseguenze avrebbe portato. Il romanzo è diviso in tre capitoli intitolati “contro la stupidità…” “…Neanche gli dei…” “…Possono Nulla?” ed è nato, come detto, intorno a delle disquisizioni scientifiche che portarono a ipotizzare l’esistenza, per assurdo, di un isotopo del Plutonio, isotopo che non solo non esiste, ma che non può proprio esistere. Attorno a questo fatto, e per spiegare i motivi per cui non solo tale isotopo non possa esistere nell’universo come lo conosciamo, ma addirittura la sua esistenza sarebbe assai pericolosa, Asimov, coniugando lo scrittore e il divulgatore che è in lui, pubblica nel 1972 questo romanzo, inventando le condizioni per le quali il Plutonio 186 sarebbe potuto esistere,  e quali complicazioni e conseguenze avrebbe portato. È l’unico libro di Asimov in cui sono presenti delle vere e proprie entità aliene (e non semplicemente umane non terrestri).

Chi mi conosce sa che io sono una fan di Asimov nel vero senso della parola e quindi il mio giudizio potrà sembrare di parte, ma vi consiglio caldamente, se già non lo avete fatto, di correre a recuperare queste chicche, decisamente interessanti.

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